Piermario,
Agosto 2006
“Quando
si dà risposta a dei bisogni,
si inizia ad essere percepiti”
A proposito di vivere il Trager...
Questa
affermazione, presente nell'insegnamento Gestalt, mi ha colpito profondamente
e voglio condividere con voi la sintesi di alcune riflessioni che ne
sono scaturite e che vedo bene applicate anche nel contesto Trager.
Alla base
c'è l'ascolto. Io posso sentire i bisogni di qualcuno
solo se ho disponibilità e apertura a recepirli. Coscienza e
attenzione.
Vale per me, innanzitutto: se presto attenzione ai miei bisogni
e riconosco la loro esistenza, già riconosco che io esisto.
Basta che mi stia ad ascoltare.
Se dò una risposta e agisco, riconosco l'importanza di ciò
che ho percepito di me. Allora mi copro se ho freddo, mangio se ho fame,
scappo o mi difendo se mi sento in pericolo, abbraccio qualcun altro
che mi attrae...
Riconosco che io sono importante per me.
Le sensazioni
che provo sono tutte frutto di una relazione di me con qualche
parte di me o con un oggetto esterno a me, rilevate e portate a coscienza
dal mio sistema nervoso: sento morbido un cuscino (più delle
mie dita), duro il cemento (più delle mie ossa), calda la teiera
(più della mia temperatura corporea), accecante il sole (più
del buio che vedo a occhi chiusi), tenue l'Adagio di Albinoni (ma il
suo livello copre già il suono del mio respiro)...
Sento un'altra persona e le informazioni che questa mi fa arrivare.
Se le decodifico con attenzione, queste possono dirmi molto dei suoi
bisogni.
Anche qui, basta che stia ad ascoltare che cosa io sento (attenzione,
sono sensazioni fisiche, non “lettura del pensiero” o “proiezioni”!).
E se una risposta mi sorge e interagisco, do' riconoscimento a chi queste
mie sensazioni ha generato. Così riconosco l'altro, riconosco
la sua esistenza.
A fronte di una risposta che accoglie il proprio bisogno la persona
si sente vista e presa in considerazione e orienta anche la sua attenzione
al di fuori di sé, su chi l'ha vista!
Di conseguenza, anch'io sono percepito da lei.
Perciò io divento importante per lei, in quel momento.
Al di là
del fondamentale valore che questo fatto ha in tutte le relazioni della
mia vita, la frase del titolo è la quintessenza di un corso
di marketing.
Se, in ogni relazione interpersonale che vivo (da quella con i miei
familiari a quella con un'impiegata alle Poste), mantengo i sensi all'erta
a 360°, selettivamente posso anche cogliere il bisogno di Trager
di ogni persona che incontro: apertura, spazio, leggerezza, facilità
di movimento, per alcune anche di tocco e contatto fisico...
E io posso dare una risposta a questo bisogno di Trager: so quali benefici
ha prodotto in me - lo testimonio già nella coscienza di essere
in ogni momento nella mia miglior postura possibile - e, rivolgendomi
all'altro e dandogli una risposta Trager, questi mi percepisce, mi riconosce
e si ricorderà di me come di quello con i movimenti sciolti,
col sorriso facile e che ha capito (finalmente qualcuno!!!) di cosa
lui aveva bisogno.
Quante
persone incontro ogni giorno?
Quante “si accorgono” che mi sento, mi muovo e educo in modo Trager?
Per quante mi è passato per la mente di ascoltare la loro “domanda
Trager” e di dare loro una risposta?
Impara
ad ascoltare.
Non impari niente ascoltandoti parlare.
(Leo Buscaglia)
Non
parlare di te ad altri, ma falli parlare di se stessi:
in questo sta tutta l'arte di essere simpatici.
(Jules
e Edmond de Goncourt)
Chi
ti parla degli altri è pettegolo,
chi ti parla di se stesso è noioso,
chi ti parla di te è un brillante conversatore.
(Mario Silvano, sublime esperto di tecniche di vendita)
Nella
reciprocità nasce la bellezza.
(Maria Rosa e Tatiana)
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