Integrazione
Psicofisica Trager:
l'opera d'arte siamo noi stessi.
L'opera
d'arte siamo noi, nella espressione mente-corpo della vita.
Un'opera d'arte complessa,
frutto di alchimie evolutive di miliardi di anni,
in miliardi e miliardi di esemplari unici.
Il
Trager rende possibile un originale capovolgimento in campo artistico:
la fruizione di un'opera d'arte,
noi stessi, da parte di noi medesimi,
mediante i nostri sensi e le nostre emozioni.
Movimenti
e contatto leggeri e fluidi
sono la fonte di questa esperienza.
Le
percezioni e la meraviglia di lasciar andare, senso dello
spazio, consapevolezza di se stessi e spontaneità che liberano
e rendono concreta l'unione mente-corpo.
CHE
BELLA LA VITA! (canzone dei Tiri
al Piattello)
La peste,
la lebbra,
La gotta, l’eczema,
La SARS, poi
L’eritema
La scabbia,
la rabbia,
La tubercolosi
Gastrite, nefrite,
La peritonite
Mi ha
licenziato
E tu mi hai lasciato
Stanotte ho forato
E al gelo son stato
Che
bella la vita
Ma ho il cuore malato
Ho perso la milza
Mi sono azzoppato
Che
bella la vita
Ma il fegato è andato
E tu sei fuggita
Con mio cognato
Però
ti amo
Ti amo
Ti amo
Io ti amo
Però
ti amo
Sì, ti amo
Ti amo
Io ti amo
Perlomeno
rimaniamo amici...
CINQUE
PELLEGRINI INCASINATI
Nel
caravanserraglio del Sultanhani cinque pellegrini provenienti da varie
contrade dell'Asia si accordarono per proseguire il cammino insieme,
perché tutti andavano alla Mecca.
Il giorno seguente, mentre tutti chiacchierando camminavano alla volta
di Konya, videro per terra un dinaro d'argento.
Subito quello che lo raccolse propose: "Comperiamo del mafil
e dividiamocelo".
Il secondo disse: "D'accordo per dividercelo, ma io preferisco
che si comperi dell'uzum".
"Io non conosco né uzum né mafil
- disse il terzo - ma ho proprio voglia di balesh. Compriamo
del balesh e dividiamocelo in parti uguali".
Il quarto, però, protestando, affermava che nulla fosse meglio
del bestan, e che un dinaro di bestan ci
voleva proprio.
Ma il quinto, un poco infuriato gridò: "Tacete tutti: a
Konya prenderemo del rektaf. Nel mio paese si loda il
rektaf di Konya e io non ne ho mai mangiato. Dobbiamo
comperare del rektaf e nient'altro".
Si misero tutti a discutere e a litigare.
S stavano già per venire alle mani quando scorsero un maestro
sufi passare poco distante.
Decisero allora di rimettere a lui la soluzione del diverbio e, raggiuntolo,
gli spiegarono tutta la cosa. "Bene - ripose - venite con me. Risolverò
il vostro problema con piena soddisfazione di tutti".
Giunti a Konya li portò da un fruttivendolo, dal quale comprò
un dinaro d'uva, e tutti furono contenti, poiché infatti quella
volevano, pur chiamandola ciascuno con il termine del proprio dialetto.
Così,
pur se lo chiamano con nomi differenti, dal momento che tutti parlano
di Dio, perché litigano?
(Storia
sufi, regalo di Franca e Lilli)
Inserimento 16/12/04
DIO,
TI RINGRAZIO!
Signore,
Ti ringrazio di avermi fatto provare le difficoltà,
perché ho imparato l'arte di sopravvivere.
Ti ringrazio di avermi fatto incontrare l'arroganza,
perché ho capito il valore dell'umiltà.
Ti ringrazio di avermi concesso la sofferenza,
perché ho diviso il pane della solidarietà.
Ora vorrei rivolgerti una preghiera:
....Non sarebbe possibile una botta di culo?
(arrivato
dalla rete)
Inserimento 26/5/04
PER
FARE UN PRATO
Per
fare un prato
ci vuole del trifoglio
e un'ape, un trifoglio e un'ape.
E sogni ad occhi aperti.
E se saranno poche le api
basteranno i sogni.
(Emily
Dickinson - da "Silenzi")
Inserimento 1/5/04
MAGARI
FRATELLI
Parliamoci
come parenti lontani,
come cugini, almeno
o magari fratelli.
Guardiamoci
negli occhi senza inganno
per cercare quale di noi è mancato
per primo all'appello.
Di modeste ragioni per l'assenza
abbiamo agende strapiene,
consunti calendari,
chiamate a vuoto
su liste interminate.
Dei torti poi
i contabili non hanno perso traccia,
tenaci inquisitori,
mastini della memoria,
che non cancella
l'odore del sangue
una volta versato
e per sempre.
L'odio è un ospite ingrato
ma non c'è
chi non gli abbia aperto la porta.
I ricordi stanno come fuochi della veglia
per sentinelle insonni
E la paura assegna a ciascuno
il suo turno
di guardia armata
a fortezze di sabbia.
Così siamo
guardinghi ambasciatori
destinati a convegno su quest'unica terra.
Solo parole abbiamo
per trovarci
e d'amore il filo
che resiste.
(Alberto
Melucci - da "Mongolfiere" - Ed. Archinto, Milano)
inserimento 20/04/2004
COLTIVEREMO
FIORI
Coltiveremo
fiori
per l'istante
come altre primavere.
Poi sapremo aspettare nuovi cieli
aperti
verso incognite avventure.
(Alberto
Melucci - da "Mongolfiere" - Ed. Archinto, Milano)
inserimento 20/04/2004
LA
CONOSCENZA MISTERIOSA
Credevo
che l'elevazione spirituale dipendesse dalla conoscenza,
un tempo mi rammaricavo e mi scoraggiavo di non avere abbastanza tempo
per leggere tutti quei libri che ritenevo necessari
per raggiungere la Verità.
Piano
piano mi sono accorto che, comunque,
la Verità scorre già dentro di noi,
basta solo riconoscerne il flusso profondo,
aprirsi ad essa e attingere liberamente alla sua vena.
E così
ora vedo chiaramente come siano i libri
a tentare inutilmente di descrivere ciò che - magnifica e in
grande umiltà -
scorre senza voce,
profonda dentro di noi.
(Mizar
[?] trovato in rete da Rosalba)
inserimento 12/02/04
LASCIA
ENTRARE
Lascia
che la grazia
si diffonda sulle cose
non serrare la porta.
Datti all'ora assolata
e al cielo cupo
senza riserva.
Fai del mare
il tuo acquario
e della notte
una coperta
per il tempo del riposo.
Sciogli nella bellezza
anche l'ultima fibra
e alla pura meraviglia
arrendi della mente
i labirinti.
Semplice è l'atto
che dura e non consuma
nella buia domanda del mondo
stare con misura.
(Alberto
Melucci - da "Mongolfiere" - Ed. Archinto, Milano)
inserimento 5/10/2003
INVITO
AD UN INCONTRO
Un
incontro di due:
occhi negli occhi, volto nel volto.
E quando tu sarai vicino
io coglierò i tuoi occhi
e li metterò al posto dei miei
e tu coglierai i miei occhi
e li metterai al posto dei tuoi.
Allora io ti guarderò con i tuoi occhi
e tu mi guarderai con i miei.
(Jacob
Levy Moreno)
dono di Luisa Brachet, inserimento 3/8/2003
CHI
HA PAURA DELLA SUA BELLEZZA?
La
nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda è di essere possenti oltre
ogni limite.
E' la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più.
Noi ci domandiamo: "Chi sono io per essere brillante, affascinante,
pieno di talento, fantastico?"
In realtà, chi sei tu per non esserlo?
Tu
sei figlio di Dio.
Il tuo giocare in piccolo non è di aiuto al mondo.
Lo sminuire noi stessi per dar modo agli altri di non sentirsi
insicuri rispetto a noi non ha niente a che vedere
con l'essere portatori di luce.
Siamo
tutti nati per risplendere, come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio
che è dentro di noi.
Non solo essa splende in qualcuno,
ma in ognuno di noi è presente.
Quando
lasciamo che la nostra luce brilli,
ugualmente permettiamo ad altri di fare lo stesso.
Quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra esistenza rende liberi altri,
spontaneamente.
(Marianne
Williamson citata da Nelson Mandela)
inserimento a grande richiesta il 22/4/2003
LA
SCIMMIA CREATIVA
Nella
notte dei tempi viveva una scimmia dotata di sconfinati poteri. Viveva
sola ed era solita giocare a creare sempre nuove cose.
Un giorno pensa: "Mi piacerebbe avere un muro...". Detto,
fatto: "Voglio un muro, un grande, solido MURO!".
WHOOOOOSHHHHHH! e il muro appare (vedi Matrix 1, scena
della creazione degli scaffali di armi, prima della riscossa ;-)
"Bello questo muro, è proprio come l'ho pensato!".
Poco dopo rimugina: "Chissà come sarebbe con un altro muro
vicino, a formare un angolo..." WHOOOOOSHHHHHH! Ed ecco
il secondo muro, ad angolo retto.
"Sì, stanno proprio bene insieme. E se ce ne fossero altri
due, a chiudere lo spazio...?" Detto fatto: WHOOOOOSHHHHHH
e WHOOOOOSHHHHHH! Ecco che si materializzano i muri a chiudere
lo spazio intorno alla scimmia.
"Ohhh, muri dappertutto, mica male l'effetto... A questo punto
un bel muro di sotto, come pavimento, ci sta proprio bene." WHOOOOOSHHHHHH!
E il pavimento compare.
La scimmia si siede contenta e alza gli occhi: "Muri intorno e
sotto. Proprio quello che volevo. Ancora un bel muro di sopra e la mia
creazione sarà perfetta." WHOOOOOSHHHHHH!
Buio assoluto.
"AIUTO!!!!!! FATEMI USCIREEEEEEEEE!"
La scimmia, disperata, si butta con furia contro pareti, pavimento e
soffitto. Calci, pugni, testate.
Niente da fare.
Fuori di testa, continua a dibattersi per lungo, lunghissimo tempo finché,
esausta, si accascia.
E nella quiete, finalmente, pensa: "Ma che &@zz§ mi è
saltato in mente!?... Perché non ci ho pensato subito?... MURI,
SPARITE!".
WHOOOOOSHHHHHH!
(sentita
raccontare da un devoto di Osho)
inserimento 16/3/2003
COLONIALISMO
AMERICANO
Da
una intervista di Francesca Borrelli allo scrittore José Saramago
...
Al di là di quanto è scontato, ovvero che gli Stati Uniti
hanno bisogno del petrolio di cui l'Iraq è il secondo produttore
mondiale, quel che sta avvenendo è un ritorno al diciannovesimo
secolo, ovvero al tempo dei grandi imperi coloniali.
Allora erano tanti, ora ce ne sarà uno solo.
Quanti paesi hanno basi militari negli Stati Uniti? E in quanti paesi
gli Stati Uniti hanno le loro basi?
Basta pensare a questo per rendersi conto del fatto che stiamo assistendo
ad una colonizzazione progressiva.
(segnalato
da Maria Teresa Pocchiola)
inserimento 15/3/2003
GUERRA
E PACE!
Dichiarazione
rilasciata al processo di Norimberga
da Hermann Goering
Naturalmente la gente comune non vuole la guerra: né in Russia,
né in Inghilterra, né in Germania.
Questo è comprensibile.
Ma, dopotutto, sono i governanti del paese che determinano la politica,
ed è sempre facile trascinare con sé il popolo, sia che
si tratti di una democrazia, o di una dittatura fascista, o di un parlamento,
o di una dittatura comunista.
Che abbia voce o no, il popolo può essere sempre portato al volere
dei capi.
È facile. Tutto quello che dovete fare è dir loro che
sono attaccati, e denunciare i pacifisti per mancanza di patriottismo,
in quanto espongono il paese al pericolo.
Funziona allo stesso modo in tutti i paesi.
(segnalato
da Piero Tartamella)
inserimento 26/2/2003
C'E'
DIFFERENZA TRA ESSERI UMANI E SCIMMIE?
Fate
questo esperimento.
1)
Mettete in una gabbia cinque scimmie.
Nella gabbia appendete una banana con uno spago e mettete una scala
sotto di essa.
Non passerà molto tempo e una scimmia si avvicinerà alla
scala per arrampicarsi verso la banana. Appena tocca la scala, innaffiate
tutte le scimmie con acqua gelata.
Dopo un po', un'altra scimmia farà un altro tentativo e scatenerà
la stessa reazione: tutte le scimmie saranno innaffiate d'acqua gelata.
Questo andrà avanti per un certo numero di tentativi ulteriori.
Ben presto, se una scimmia cercherà di arrampicarsi, tutte le
altre glielo impediranno.
2)
Ora, estraete una scimmia dalla gabbia e sostituitela con una nuova.
Questa vede la banana e cerca di arrampicarsi su per la scala. Con sua
sorpresa, tutte le altre l'attaccheranno. Dopo un successivo tentativo
e attacco, questa saprà che, se cerca di salire la scala, se
le prende dalle compagne.
3)
Nella fase successiva estraete un'altra delle cinque scimmie originali
e sostituitela con una nuova. Questa cerca di avvicinarsi alla scala
ed è coperta di botte. La scimmia che è stata introdotta
precedentemente prende parte al pestaggio con entusiasmo.
4)
Ancora, rimpiazzate una terza scimmia del gruppo di origine con una
nuova. Anch'essa fa per avvicinarsi alla scala e si riceve la sua lezione.
Due delle quatto scimmie che la menano non hanno idea del perché
non è permesso salire sulla scala o perché stanno partecipando
alla zuffa contro l'ultima arrivata.
5)
Dopo aver sostituito anche la quarta e la quinta scimmia, tutte le scimmie
che erano state innaffiate d'acqua gelida non sono più nella
gabbia. Nonostante ciò nessuna scimmia adesso presente in essa
o che sarà successivamente immessa si avvicinerà mai più
alla scala. Perché!?
Risposta: “Perché 'loro' hanno sempre fatto così
e qui si è fatto così da sempre.”
Questo
esperimento spiega come le regole sociali sono state istituite... ;-)))
(trovato
nella rete)
inserimento 4/2/2003
L'INVITO
(che cosa mi interessa di te)
Non
mi interessa che cosa fai per guadagnarti da vivere,
voglio sapere che cosa ti fa soffrire e se osi sognare di incontrare
il desiderio nel tuo cuore.
Non
mi interessa quanti anni hai,
voglio sapere se rischierai di sembrare ridicolo per amore,
per i tuoi sogni, per l'avventura di essere vivo.
Non
mi interessa quali pianeti sono in quadratura con la tua luna,
voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dispiacere,
se sei stato aperto dai tradimenti della vita o ti sei inaridito e chiuso
per la paura di soffrire ancora.
Voglio
sapere se puoi sopportare il dolore, mio o tuo,
senza muoverti per nasconderlo, sfumarlo o risolverlo.
Voglio
sapere se puoi vivere con la gioia, mia o tua;
se puoi danzare con la natura e lasciare che l'estasi ti pervada
dalla testa ai piedi senza chiedere di essere attenti,
di essere realistici o di ricordare i limiti dell'essere umani.
Non
mi interessa se la storia che racconti è vera,
voglio sapere se riusciresti a deludere qualcuno per mantenere fede
a te stesso;
se riesci a sopportare l'accusa di tradimento senza tradire la tua anima.
Voglio
sapere se puoi essere fedele e quindi degno di fiducia.
Voglio
sapere se riesci a vedere la bellezza anche quando non è sempre
bella;
e se puoi ricavare vita dalla Sua presenza.
Voglio
sapere se riesci a vivere con il fallimento, mio e tuo,
e comunque rimanere in riva a un lago e gridare alla luna piena d'argento:
"Sì!"
Non
mi interessa sapere dove vivi o quanti soldi hai,
voglio sapere se riesci ad alzarti dopo una notte di dolore e di disperazione,
sfinito e profondamente ferito e fare ugualmente quello che devi per
i tuoi figli.
Non
mi interessa chi sei e come sei arrivato qui,
voglio sapere se rimani al centro del fuoco con me senza ritirarti.
Non
mi interessa dove o che cosa o con chi hai studiato,
voglio sapere chi ti sostiene all'interno, quando tutto il resto ti
abbandona.
Voglio
sapere se riesci a stare da solo con te stesso e se
apprezzi veramente la compagnia che ti sai tenere nei momenti di vuoto.
(Oriah
Mountain Dramer, anziano di una tribù pellerossa)
inserimento 16/12/2002
FALLO!
se hai
intenzione di tentare,
fallo fino in fondo.
non esiste sensazione altrettanto bella.
sarai solo con gli dei
e le notti arderanno tra le fiamme.
fallo,
fallo, fallo,
fallo.
fino
in fondo.
fino in fondo.
cavalcherai
la vita fino alla
risata perfetta,
è l'unica battaglia giusta
che esista.
(dalla
poesia "Roll the Dice" di Charles Bukowski, citata da Fabio
& Fiamma)
inserimento 18/11/2002
VITA
DA LADRONE
Tanto
tempo fa, in India, un ladrone, per scampare alle guardie del Marajà,
andò a nascondersi in un tempio abbandonato, nei pressi di un
remoto villaggio.
Un contadino giovane e sempliciotto, che lavorava in un campo vicino,
lo vide e, trovandolo smagrito e male in arnese, credette che fosse
un guru (maestro di spiritualità). Andò a rendergli
omaggio e incominciò a portargli ogni giorno cibo e generi di
conforto.
Il ladrone stette al gioco, perché gli faceva proprio comodo
un po' di riposo, dopo tanto scappare. Condiscendente, si divertiva
a elargire insegnamenti da "saggio" al giovane, che, entusiasta,
cercava di mettere in pratica il più possibile ciò che
sentiva.
Il tempo passava e il ladrone viveva felice e beato dei doni che gli
abitanti del villaggio gli portavano regolarmente.
Un giorno il giovane, che era andato a trovare il suo falso maestro,
gli comunicò entusiasta che, grazie ai suoi insegnamenti e al
suo esempio, aveva raggiunto l'illuminazione.
Il brigante, sorpreso, esterrefatto e colpito profondamente dalla sua
fede e dalla sua costanza, si arrese a tanto ardore e diventò,
a sua volta, discepolo del contadino illuminato.
(storia
indù)
inserimento 13/11/2002
A
DUE A DUE (PER COMINCIARE)
Non verremo alla
meta ad uno ad uno.
Ma a due a due.
Se ci conosceremo a due a due,
noi ci conosceremo tutti,
noi ci ameremo tutti
e i figli un giorno rideranno della leggenda nera
dove un uomo lacrima in solitudine.
(Paul
Eluard)
inserimento: 28/10/2002
IL
COLIBRI' E' UN POVERO ILLUSO!?
Nella
grande foresta era scoppiato l'incendio più furioso e devastante
che si fosse visto da generazioni.
Tutti gli animali erano scappati sulle rive del fiume e gridavano spaventati
e si lamentavano: "Poveri noi, i nostri nidi distrutti, le nostre
tane bruciate, la nostra erba... i nostri alberi... che disastro, che
disastro!..."
Solo un colibrì non si era unito alla depressione generale.
Si era avvicinato all'acqua e aveva preso una goccia nel suo becco.
Dopodiché era volato sul fuoco e aveva lasciato cadere la goccia.
Dopo il primo viaggio ne fece parecchi altri, finché qualcuno
degli animali piangenti lo notò e gli urlò dietro: "Illuso!
Che cosa credi di fare con le tue goccine d'acqua contro questa violenza?"
Il colibrì si fermò a mezz'aria e, a becco pieno, rispose:
"Faccio quello che so e posso fare!".
(favola
africana)
inserimento: 22/10/2002
DUE
MONACI E UNA DONNA
Tanto
tempo fa, c'erano due monaci che andavano di villaggio in villaggio
a raccogliere le offerte per il loro convento.
Un giorno arrivarono ad un fiume. Il ponte era crollato e l'acqua scorreva
impetuosa. Sulla riva i due uomini pii videro una giovane donna che
singhiozzava disperata. Le chiesero: "Perché piangi?".
Questa rispose: "Devo assolutamente attraversare il fiume, perché
mia madre, che vive sull'altra riva, sta molto male e ha assolutamente
bisogno delle mie cure, ma non so nuotare e ho il terrore dell'acqua".
Il più anziano dei monaci le disse: "Non ti preoccupare,
abbracciati a me, ti porto io dall'altra parte!".
A sentire questo, il monaco più giovane sbottò: "Ma,
fratello, lo sai che è contro la nostra regola toccare una donna..."
Al che l'anziano rispose: "Sì, è vero, ma qui si
tratta di aiutare a salvare una vita; le regole sono fatte per l'uomo,
non viceversa".
Ciò detto, prese in braccio la bella figliola e attraversò
il fiume. Arrivato dall'altra parte, la depose a terra e, accompagnato
dai ringraziamenti e dalle benedizioni della donna, insieme al confratello,
riprese il suo cammino.
Dopo aver percorso un lungo tratto, il monaco giovane, che era rimasto
silenzioso e corrucciato per tutto quel tempo, esplose: "Scusa,
fratello, ma quello che hai fatto è stato veramente molto grave,
come potrai mai giustificarti?".
Il monaco anziano si fermò, lo guardò sorridendo e rispose:
"Sì, è vero, dal tuo punto di vista ho infranto una
regola e ti chiedo perdono per averti provocato turbamento, ma io la
donna l'ho salutata là, sulla riva del fiume, mentre sembra che
tu, dopo tutta questa strada, non l'abbia ancora lasciata andare!"
(storiella
zen)
inserimento: 21/10/2002
TI
PREGO AMICO CARO, AIUTACI A SALVARE UNA CREATURA!!!!
"Solidarietà per Pietro"
Pietro
e' un bambino italiano del tutto normale che ha la sfortuna di vivere
in un mondo di idioti che scrivono catene di Sant'Antonio tutto il giorno.
Si tratta di finanziare l''operazione per asportare a Pietro il 98%
del cervello, armonizzandolo con il resto della popolazione e consentendo
quindi anche a lui di partecipare alle catene di Sant'Antonio.
I gestori di servizi telefonici italiani daranno un contributo di Euro
0,0001 per ogni e-mail urbana che si manda con questo titolo "Rocco
sono incinta!", mentre per quelle extraurbane esso sarà
di Euro 0,0002.
E' necessario agire in fretta: Pietro rischia di crescere intelligente.
Servono 1740 miliardi di messaggi per finanziare l'operazione (che durerà
circa 2 anni e sarà effettuata nel miglior ospedale delle Maldive).
A fianco di Pietro è stato installato un supercomputer IBM Netfinity
con maxischermo al plasma da 140" , collegato a Internet, affiché
il poveretto possa contare i messaggi di solidarietà e farsi
anche il solitario di Windows.
Se inviate questo messaggio a tutti coloro che conoscete, perderete
2 minuti (e con voi tutti i vostri amici), ma contribuirete a salvare
l'esistenza di un bambino.
Se non lo farete, vi cadra' addosso un pianoforte.
Questa catena ha fatto tutti i Giri d'Italia e i Tour de France e non
e' mai stata interrotta, nemmeno dall'antidoping.
(Catena
di Sant'Antonio, manco a dirlo)
IL
PIU' BELLO DEI MARI
Il più
bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.
(Nazim
Hikmet - Poesie d'Amore, 1942)
I
CHIODI NELLO STECCATO
C'era
una volta un ragazzo con un brutto carattere.
Suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e gli disse di piantarne
uno nello steccato dei giardino ogni volta che avesse perso la pazienza
e litigato con qualcuno.
Il primo giorno il ragazzo piantò 37 chiodi nello steccato.
Nelle settimane seguenti, imparò a controllarsi e il numero di
chiodi piantati nello steccato diminuì giorno per giorno: aveva
scoperto che era più facile controllarsi che piantare i chiodi.
Finalmente arrivò un giorno in cui il ragazzo non piantò
alcun chiodo nello steccato.
Allora andò dal padre a riferire il suo successo.
Questi, di rimando, gli chiese di levare un chiodo, da allora in poi,
ogni giorno che avrebbe trascorso senza perdere la pazienza né
litigare con qualcuno.
I giorni passarono e finalmente il ragazzo poté dire al padre
che aveva levato tutti i chiodi.
Il padre portò il ragazzo davanti allo steccato e gli disse:
"Figlio mio, ti sei comportato bene, ma guarda quanti buchi ci
sono. Il legno non sarà mai più come prima. Quando litighi
con qualcuno e gli dici qualcosa di brutto, gli lasci una ferita come
queste. Puoi piantare un coltello in un uomo, e poi levarlo, ma rimarrà
sempre una ferita. Non importa quante volte ti scuserai, la ferita rimarrà.
E una ferita verbale fa male quanto una fisica."
(di
anonimo, arrivato via e-mail)
COMUNICAZIONE
CHIARA, COMUNICAZIONE EFFICACE
Una
famiglia inglese, in gita di piacere, visitò una graziosa casetta
di proprietà di un pastore protestante, che sembrò particolarmente
adatta per la vacanza della stagione estiva.
Tornato a casa, il padre si ricordò che non avevano visto i servizi
igienici e così inviò al pastore la lettera seguente:
"Egregio signor Pastore,
siamo la famiglia che alcuni giorni fa ha stipulato il contratto di
affitto per la casetta di campagna. Non abbiamo visto, però,
il W.C. Voglia cortesemente illuminarci in proposito.
Cordiali saluti."
Ricevuta
la lettera il pastore equivocò sull'abbreviazione W.C.; credendo
che si trattasse della Cappella Anglicana del paese, chiamata "Welles
Changole", rispose così :
"Gentile Signore,
ho molto apprezzato la sua richiesta ed ho il piacere di informarla
che il locale a cui lei si riferisce si trova a 12 chilometri dalla
casa, di fatto assai scomodo, specie per chi è abituato ad andarci
con frequenza.
Chi ha l'abitudine di trattenersi molto per la funzione, è bene
che si porti da mangiare, così può restarci anche tutta
la giornata. Il luogo si può raggiungere a piedi, in bicicletta
o in macchina.
E' preferibile andare per tempo, per non restare fuori e disturbare
gli altri.
Nel locale c'è posto per 30 persone sedute e 100 in piedi. I
bambini siedono vicino agli adulti; tutti cantano in coro. All'arrivo
verrà consegnato un foglio; chi arriva in ritardo può
servirsi del foglio del vicino. I fogli devono essere utilizzati anche
per le volte successive, per almeno un mese.
Ci sono altoparlanti installati, affinché il sonoro delle funzioni
si possa sentire anche all'esterno. Tutto quanto si raccoglie viene
dato ai poveri. Vi sono fotografi specializzati che possono prendere
foto nelle posizioni più disparate, così che tutti possano
vedere queste persone in atti tanto umani.
Distinti saluti."
(Di
anonimo, arrivato via e-mail)
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